2 Aprile 2020 Buon giorno a tutti.
Pochi giorni prima del divieto di uscire a causa della pandemia per il covid 19, un amico che fa volontariato nel carcere di Saluzzo mi ha invitato ad andare con lui all’incontro con i detenuti.
C’erano undici detenuti attorno al tavolo per la lezione sulla scrittura.
Erano attenti e interessati e hanno sottoposto a Pietro, così si chiama il mio amico, i loro scritti per discuterne insieme.
Ho visto le facce dei detenuti che hanno scritto la lettera alla cittadinanza e che è stata diffusa sui media nazionali. Ognuno di loro aveva commesso qualche reato, alcuni stavano scontando l’ergastolo, avevano commesso degli omicidi. In questa lettera comuicavano alla cittadinanza le loro riflessioni, dopo anni di carcere, non per chiedere qualcosa o lamentarsi ma per far si che la loro esperienza i loro errori possano diventare una risorsa per la comunità. Questo aspetto mi sembra molto importante. Nella parte dedicata ai giovani dicono: “Vorremmo poter dire, soprattutto ai giovani, quanto sia importante erigere solide basi interiori, fatte di conoscenza, di consapevolezza, di empatia e di capacità dialogica col prossimo. Costruite qualcosa, dentro di voi, che nessuno possa portarvi via e che non possa essere distrutto né da una crisi economica, né da uno stravolgimento sociale e politico, né da cattive compagnie fuorvianti e aggressive. Coltivate l’amore di chi vi conosce e agevolate il formarsi di quello degli altri, perché può succedere che vi resti solo quello, di tutti i beni e di tutte le condizioni favorevoli che vi sembrava di poter controllare.”
In questo momento di crisi, forse siamo più sensibili a queste affermazioni, forse ci toccano.
Sta a noi trasformare questa crisi in una risorsa puntando a quella realtà soggiacente di cui parlano i detenuti, e a cui punta la nostra pratica e qualunque pratica adulta. Le crisi, le guerre le tragedie non hanno il potere di cambiare nulla, se non ci mettiamo continuamente in discussione fino all’osso in ogni istante, non per angustiarci ma per toglierci pesi di ogni tipo che ci schiacciano, e che sono più difficili da scrollarci di dosso quando sembra che tutto vada bene. Man mano o improvvisamente, quando ci liberiamo avremo la chiara sensazione corporea di leggerezza e profondità, di integrità e di chiarezza.
Dobbiamo ribellarci, mettere in discussione tutto partendo da noi. Una pratica adulta, l’auto osservazione non reattiva e ininterrotta non può non essere un tutt’uno con il perseguimento del bene comune per tutti gli esseri, animali e habitat compresi. Sederci senza scopo, diventare uno con il respiro, vuol dire sentire chiaramente di essere il tutto, vuol dire realizzare quella che Linci chiama la mente-Terra.
E’ prendere posizione, far nascere un giusto atteggiamento anche politico e non ideologico, è un atto rivoluzionario permanente, è essere la libertà stessa.
La luce interiore che arriva ai nostri occhi illumina il mondo.
Siamo il vero uomo/donna di Linci che agisce nell‘unità trascendente e individuale senza confusione, liberi dalla vita e dalla morte, dall’inferno e dal paradiso.
A mani unite
Nanmon

19 marzo 2020 Buongiorno.
La vita sospesa dal virus.
In questi giorni di vita sospesa dal virus, di emergenza e di forzati cambiamenti di abitudini siamo posti di fronte ai nostri personali limiti che sono un tutt’uno con i limiti della comunità a noi prossima e della comunità della specie umana su questa Terra.
Questa crisi, la più grave del dopoguerra e la prima vera crisi vissuta dalle generazioni nate dopo il secondo conflitto mondiale, è un’eccezionale occasione di cambiamento. L’inaspettato ci rivela per come siamo davvero, ci fa vedere a che punto siamo con la vita.
Approfittiamone, indaghiamo fino in fondo le nostre sensazioni, percezioni, paure, andiamo alle radici delle nostre abituni, per renderci conto della loro forza e per attraversarle con chiarezza.
Nelle crisi tutto ciò che è superfluo diventa evidente, sediamoci e facciamoci prendere dal respiro che ci porta all’essenziale, a vivere nella vitalità e la bellezza di ciò che è essenziale, in uno stato in cui non siamo dipendenti da crisi economiche, emergenze e falsi bisogni. Cosa ci rimane?
Le foglie vibrano, l’erba cresce da sola. Chi siamo davvero?
Nell’inerzia delle abitudini diventiamo ottusi, perdiamo sensibilità quindi vita, perdiamo capacità di indagine, di visione. Catturati da reazioni veloci e pensieri superficiali, perdiamo profondità e empatia verso noi stessi e gli altri.
Fidiamoci di noi stessi, della nostra profondità intelligente, che vediamo in altri occhi, negli occhi delle persone a cui vogliamo bene, degli amici.
La nostra pratica è per realizzare la comprensione, il lampo di luce che ci illumina da dentro, è per osare, per essere vivi creativi e liberi.
Dal mio punto di vista, la pratica deve essere in dialettica con con il perseguimento del bene comune, che dichiariamo ogni giorno con i quattro voti e gli otto voti del sociale.
Ogni mattina possiamo fare questa pratica di pochi minuti, recitare i quattro voti;
Per salvare tutti gli esseri
per estirpare tutte le brame
per comprendere tutte le leggi
per realizzare l’illuminazione
e gli otto voti del sociale :
per l’accettazione
per la solidarietà
per la sincerità
per l’uguaglianza
per la parità fra i sessi
per la libertà
per la benevolenza
per il rispetto di ogni esistenza
Io li recito, mi fanno sentire bene.
Chiudo con un haiku e con un invito:
#Iostoincasa
Le strade sono vuote
fame di altri
Ecco l’invito che facciamo nostro:
Penso che sarebbe un interessante contributo al nostro stare insieme se ognuno scrivesse sul sito come sta vivendo questi giorni di restrizioni a causa del virus.
Per la prima volta nella nostra esistenza stiamo facendo un’esperienza di questo genere e se la racconteremo entrerà nella storia della nostra comunità’.
E’ un invito di Paolo rivolto al sangha (comunità dei praticanti) di Scaramuccia, il luogo dove è nata la nostra scuola di Zen.
Hokuzenko vi invita a scrivere liberamente al sito e insieme ci leggeremo.
Usiamo attenzione e sintesi e parliamo dalla nostra esperienza.
Postate commenti qui.
Grazie a mani unite
Mario Nanmon